Nell’ultimo decennio l’attenzione e la passione nei confronti della street art sono aumentate notevolmente sia a livello mondiale sia a Torino, città che, già a partire dalla fine degli anni Novanta, si è rivelata d’avanguardia in questo settore.
Finalmente, nell’aprile del 2014, seguendo la scia delle capitali europee, ha preso vita SAT_ Street Art TOuRINO_, uno dei primi progetti cittadini di tour ideati e sviluppati sul territorio con l’intento di perseguire un cammino di divulgazione a sostegno della cultura urbana. I suoi molteplici itinerari artistico-culturali, che si snodano attraverso le strade di Torino, si propongono di far conoscere e promuovere le opere di muralismo contemporaneo e Urban Art realizzate da artisti nazionali e internazionali. Ma tra i suoi obiettivi vi è anche quello di mostrare i quartieri meno conosciuti, situati nella periferia della città, per metterne in luce le aree in cui sono avvenuti considerevoli interventi di riqualificazione urbana.
Dunque l’idea di creare un canale comunicativo capace di spiegare in maniera semplice e piacevole il linguaggio di questa espressione artistica, rendendola accessibile a tutti, è stato uno dei propositi primari della progettazione di SAT. L’arte urbana ha un impatto visivo che non lascia indifferente l’occhio di chi guarda, ma offre sempre suggestioni nuove da vivere come attimo di puro divertimento o come vera e propria ricerca stilistica. La sua estetica è capace di arrivare a toccare le corde più intime di una persona, o almeno cosi è successo a me nel 2011, dopo aver trascorso un’intensa settimana ad Amsterdam accanto a writers provenienti da vari Paesi d’Europa. Li ho seguiti nell’esecuzione di numerose opere osservando tutto il procedimento: dallo studio del muro alla preparazione del bozzetto, dalla ricerca dei colori e dei mezzi all’attuazione pratica su parete.
Durante questa breve esperienza ho avuto una piccola illuminazione: dal graffitismo alla street art, queste discipline possiedono un lessico proprio; parlano un idioma con codici, simboli, termini che non sempre sono decifrabili se non si ha padronanza di quel gergo. Al rientro dal viaggio, la percezione della mia Torino era cambiata: con le sue innumerevoli pitture murali, mi appariva arricchita con nuove sfumature e dimensioni; i luoghi e i punti di riferimento di sempre erano mutati. Mi trovavo a studiare la cartina di una città nuova, un puzzle immenso di cui volevo scoprire altri pezzi, ma non facevo in tempo a finire di comporlo perché si trasformava continuamente. Negli angoli nascosti o nelle pareti più grandi, scoprivo ogni giorno un dettaglio, un particolare, un pezzo di arte a cui il mio occhio non era più capace di restare indifferente.
I muri parlano e ognuno porta con sé la storia di una visione, di un’idea, di un sogno, ma cosa raccontano? Chi li ha fatti? Dovevo imparare la loro lingua, come in una città straniera dentro la mia. E così, una volta scoperte le storie incredibili che si celano dietro alcune murate, è nata la voglia di creare un progetto che fosse capace di raccontarle con entusiasmo e di rivolgersi agli abitanti della città, perché sono loro i primi fruitori, i visitatori di questo museo a cielo aperto. La strada che si percorre ogni giorno può d’un tratto apparire diversa. Basta allenarsi a osservare, a riconoscere la poesia viva delle strade, dove i muri sono strofe, e le rime sono i colori e le lettere scritte sul cemento. Una metafora della vita di cui abbiamo il privilegio di essere i protagonisti ogni giorno.
Come ha detto qualcuno prima di me: “Se puoi vedere guarda. Se puoi guardare, osserva”.
(Nella foto in alto il primo tour di Maua Torino, guidato da Claudia De Giorgis di SAT)
Il presente testo è tratto dal catalogo Maua Torino, acquistabile sul sito di Terre di Mezzo Editore. Anche dalle sue pagine è possibile fruire dei murales in realtà aumentata, basta inquadrarle con la app Bepart scaricabile gratuitamente dai PlayStore per Android e iOS.