Maua a Firenze: il dialogo tra le realtà, il luogo e gli artisti

13 Ottobre 2025


di Simone Azzoni

docente arte contemporanea IUSve | Accademia Santa Giulia BS

critico d’arte per Artribune e Juliet Art Magazine

 

Tripla cornice, nessuna cornice. MAUA e Street Levels Gallery di Firenze convertono e stravolgono, aprono e sfondano limiti strutturali e percorsi istituzionali. Una galleria che estrapola, ospita, seleziona, ricontestualizza e riscrive la traccia tra strada e spazio espositivo, tra pubblico e opera, tra “forme espressive che vanno dal writing al muralismo, dalla performance al subvertising”. Dentro e fuori in uno scambio permeabile. Un festival che fa delle saracinesche di negozi dismessi connettivi ipertestuali nel Rinascimento fiorentino;  MAUA che converte l’orizzontalità scenografica di questo patchwork espanso in verticalità narrativa, capitoli che irrompono nella banalità funzionalizzata del mondo. 

L’iconografia del marginale e la rilevazione dell’inatteso si contemplano in un’inversione del centrifugo col centripeto: narrazione e ri-significazione, dalla periferia al centro. 

Anche in quest’occasione l’operazione museale di MAUA sull’esistente non è estetica del decorativo, ma prospettiva di ri-semantizzazione della tela-serranda e chiara apparizione dell’oscuro protagonismo di un universo iconografico sotto pelle. Serrande come detonatori che innescano l’imprevedibile e fanno saltare automatismi. Non sempre l’artista ha conosciuto l’identità pregressa del negozio chiuso, non sempre la serranda è metonimia o sineddoche di quanto la galleria Street Levels racconta in un presidio permanente di progettazione. Lì il dettaglio, la prossimità con l’immagine, o la sua istanza poetico-politica, si sviluppa nella forma del progetto. In strada l’oggetto rilancia il nesso medievale artista-comunità. 

L’arte in opposizione asimmetrica rispetto al mainstream, si insinua nelle trame urbane punteggiando la topografia con interventi comportamentali, tatuaggi di una nuova drammaturgia.  

Il corpo dell’artista si fa forma di attività estetica per un contatto diretto – di modifica – della città. 

I segni comunicativi si sovrappongono alle in-segne: l’informe incorniciato reagisce al determinismo del rapporto statico tra significato (serrranda) e significante (merce). 

Ulteriore cornice della cornice è il dispositivo con cui MAUA rende immaginifico lo spirito identitario (nel quartiere): appartenenza e consapevolezza in questo nuovo museo a cielo aperto rinnovano cura e proseguono, irrobustiscono il particolare dell’artigianato-negozio nell’universale dell’arte veloce. 

Come il Festival di Street Art di Cape Town, il quartiere restituisce sedimentazioni di presenza, di relazione artista-luogo-persone e tutto si sintetizza in un fresco e presente museo ubiquo, mutante, imperfetto, democratico, gratuito, in divenire, disponibile a trasformarsi in comunicazione aperta e trasversale. 

E il dialogo fra l’artista e la città diventa per lo spettatore-cittadino un patrimonio comune.