Il Gallaratese è il quartiere dei grandi prati e degli spazi aperti. È come se tra i palazzi alti fino a quindici piani, che non hanno quasi mai la recinzione, qualcuno avesse steso enormi tappeti verdi ben tenuti sui quali chiunque può andare a giocare, passeggiare o far “pascolare” il cane.
Costruito all’estremo Nord della città a partire dagli anni Cinquanta, era un quartiere di case popolari. Ma erano case “a riscatto” e quindi ora quasi tutti gli inquilini sono proprietari dell’appartamento. E si vede: facciate e giardini condominiali sono mediamente ben tenuti. È un quartiere verde vicino ad altre aree verdi. In bicicletta è possibile raggiungere il parco di Trenno e, più in là verso sud, il parco delle Cave di Baggio. Se invece si volge lo sguardo verso nord, si è a un tiro di schioppo dall’area Expo.
Tutto perfetto? No. Il rischio del Gallaratese è di essere solo un quartiere residenziale, senza un cuore pulsante. Il centro commerciale, che sorge nel mezzo dei palazzi (uno dei primi ad aprire negli anni Ottanta a Milano), ha fagocitato i negozi di vicinato.
Negli ultimi anni però qualcosa ha iniziato a muoversi. Nel 2012 è nato Spazio Aperto, una rete informale di una decina di associazioni e cooperative attive nel Municipio 8 e in particolare nei quartieri San Leonardo, Gallaratese, Trenno e Quarto Oggiaro. Il loro obiettivo è quello di dare vita a iniziative culturali e occasioni di aggregazione sociale, riaprire e valorizzare le strutture presenti nel quartiere, avviare progetti per aiutare le fasce più deboli della popolazione. In una delle “stecche”, edifici a un solo piano che ospitavano negozi, hanno ora la loro sede alcune delle associazioni. C’è anche una falegnameria sociale, aperta a tutti coloro che vogliano imparare a lavorare il legno o realizzare qualche lavoretto per la casa. Un gruppo di giovani ha fondato l’associazione Stare a(l) Galla, per organizzare eventi musicali e sportivi. Segno che esiste un senso di appartenenza a questo spicchio di Milano, così diverso dagli altri quartieri popolari, molto più caotici e problematici. E non mancano nuove sfide. Negli ultimi dieci anni sono stati costruiti nuovi edifici di case popolari, lungo via Appennini. “Ci abitano per lo più famiglie di origine straniera e sono visti con un po’ di diffidenza da una parte degli abitanti storici del Gallaratese”, spiega David Guazzoni della cooperativa Tuttinsieme, che al piano terra di uno di questi caseggiati ha aperto Spluf, acronimo che sta per Spazio Ludico Formativo.
“Il gioco è il nostro strumento principale di lavoro”, aggiunge, “col quale coinvolgiamo i ragazzi e le loro famiglie. L’obiettivo è prendersi cura delle persone, renderle protagoniste del contesto in cui vivono”. In collaborazione con altre associazioni, è stato inoltre avviato un progetto di accompagnamento delle famiglie delle nuove case popolari, perché accedano ai servizi comunali e partecipino alle attività organizzate nel quartiere. “Da una parte il Gallaratese deve imparare ad accogliere questi nuovi vicini di casa”, sottolinea David Guazzoni, “dall’altra, deve comunicare di più con il resto della città. Non sentirsi un luogo a parte. Dobbiamo fare in modo che ci sia un buon motivo per venire al Gallaratese e per questo comunicare di più quel che viene organizzato a livello sociale e ricreativo”.
Nella foto in alto il murales di Luz situato in via Diomede: qui tutti i dettagli sull’opera.