Nel cuore della Riviera dei Cedri, affacciata sul Mar Tirreno, Diamante si distingue non solo per la qualità paesaggistica che la caratterizza, ma per un’identità urbana profondamente legata all’arte pubblica. Un organismo stratificato, in cui storia e visione si intrecciano nello spazio costruito. Fin dagli anni Ottanta, questa piccola città calabrese ha saputo trasformare le sue architetture in pagine aperte di una narrazione collettiva, affermandosi come un laboratorio a cielo aperto di creatività, memoria e trasformazione. Un territorio che ha fatto della relazione tra arte e paesaggio la propria cifra identitaria, costruendo nel tempo un ecosistema culturale unico nel panorama nazionale.
Tutto ebbe inizio nel 1981, quando l’artista Nani Razetti avviò il progetto dei murales, dando forma a un intervento culturale coraggioso e anticipatore. Un’azione corale che portò oltre cento artisti italiani e internazionali a operare sulle superfici del centro storico, trasformando vicoli e facciate in un museo diffuso, dove affiorano – tra muri, scorci e angoli nascosti – memorie collettive, stratificate e condivise.I murales nacquero come strumenti di valorizzazione e tutela della memoria locale, contribuendo a riattivare l’identità dei luoghi attraverso l’immaginario visivo. Quei primi interventi segnarono l’inizio di un modello: arte come infrastruttura culturale, capace di reinterpretare lo spazio urbano. Le opere, concepite non come semplice decorazione ma come gesto narrativo, hanno riscoperto simboli, storie e legami profondi con il territorio.
A distanza di decenni, Diamante continua a rigenerarsi. Il progetto si rinnova con OSA Festival, che innesta i codici del muralismo contemporaneo su un tessuto già fortemente espressivo. Gli spazi si aprono così a un’azione artistica partecipata, dove curatela, design urbano e cittadinanza attiva si incontrano in un processo condiviso. Oggi, in un nuovo capitolo, Diamante amplia la visione dell’arte pubblica. L’introduzione della realtà aumentata come linguaggio espressivo apre nuove modalità di fruizione e relazione. I murales diventano soglie tra analogico e digitale, tra memoria e progetto. Un paesaggio urbano in continua trasformazione, dove arte e innovazione convivono.


