Torino è una città magica, dove tutto compare e poi scompare. La prima capitale d’Italia. Il cinema, la moda, la radio e la televisione. La culla di molte invenzioni. Di recente, poi, sono comparse sui muri della città delle opere d’arte che, posizionate su una mappa, rivelano quattro zone da visitare per cogliere gli elementi di una nuova fondazione: l’acqua, il fuoco, l’aria e la terra. Ridisegnano Torino, mostrano una visione contemporanea della città. Portano un messaggio rivoluzionario e ci chiedono di credere nella bellezza, ci offrono lo stupore e ci invitano a far parte della trasformazione.
Il primo elemento è l’acqua. Bisogna cercarla lungo la Dora, il fiume di Torino, che scorre più veloce del Po. Qui sono nate le prime mura romane, qui sta sorgendo la nuova città. Il nostro viaggio inizia attorno a ciò che resta della Porta Palatina, perché per cogliere a pieno le trasformazioni della città, bisogna circumnavigare Porta Palazzo, il porto di Torino, dove tutti hanno diritto di attraccare. Il mercato più grande d’Europa che da duecento anni sfama l’immigrazione dall’Italia e dal resto del mondo. Negozi storici, licenze affidate agli ultimi arrivati, tra angoli e spigoli, qui, sono caduti i muri.
Attorno a piazza della Repubblica potete ammirare due opere del progetto TOwards 2030, commissionato da Lavazza e dedicato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, ma se cercate il nuovo decumano massimo, si chiama Spina 3 e bisogna spingersi fino a Parco Dora. In questo parco post industriale di 456mila metri quadri si è formato l’accampamento dei writers torinesi. Hanno riscritto i regolamenti della street art, trasformando il parco in una hall of fame per artisti urbani, un modello europeo di arte underground. (Nella foto in alto l’opera di Piove mentre viene visualizzata in realtà aumentata durante un tour guidato)
È facile vederli all’opera in pieno giorno, intenti a conquistare altri pezzi dell’impero. Cercano muri da rifondare, per attirare l’attenzione sulle nuove sfide della società. Sempre nel cuore dell’accampamento, a Borgata Tesso, hanno colorato le case operaie dell’Ottocento, dove vivono molti immigrati, all’apparenza spaesati. Circondato dalla ferrovia, sembra un isolotto, scivoloso e luminoso, che a visitarlo hai paura di cadere nel mare.
Dall’altra parte della Dora, invece, il Centro Neruda accoglie le famiglie che la casa l’hanno persa a causa di uno sfratto, o l’hanno lasciata in un paese lontano: le trasformazioni non dovrebbero mai lasciare indietro gli ultimi.
Siamo già nel quartiere Aurora, al centro di una rigenerazione, dove la Dora lascia dei segni sull’asfalto, come una piena del fiume, marcando le strade e gli isolati dov’è arrivato il futuro e dov’è tutto da inventare.
Da via Bologna in poi proseguiamo verso i quartieri più in voga. Qui prima senti lo sciabordio del fiume, poi ti accorgi della vista incantevole delle sue sponde, quindi ti arrivano i profumi della natura. ll nuovo Campus Einaudi e la Nuvola di Lavazza hanno dato un nuovo senso a queste zone.
Le opere di street art posizionate lungo la Dora riportano a galla una città sommersa. La Torino del futuro, un nuovo corso che non si può arrestare. Ma per comprendere a pieno le trasformazioni della città servirà percorrere anche gli itinerari del fuoco, dell’aria e della terra.
Il presente testo è tratto dal catalogo Maua Torino, acquistabile sul sito di Terre di Mezzo Editore. Anche dalle sue pagine è possibile fruire dei murales in realtà aumentata, basta inquadrarle con la app Bepart scaricabile gratuitamente dai PlayStore per Android e iOS.