Alla ricerca della terra: i muri interiori

5 Agosto 2019

di STEFANO DI POLITO


Il quarto viaggio è quello dei viandanti e vi porterà alla scoperta della terra. Siamo nella parte Nord della città. Qui Torino ritorna una metropoli: la potete raggiungere con il tram 4, a piedi, oppure in aereo. Sì perché vi sembrerà di atterrare a Londra, Parigi, Berlino. A Barriera di Milano si stanno concentrando le energie sociali della città per migliorarne le condizioni di vita, come ciclicamente è capitato in altri quartieri (nella foto l’opera La barca dell’artista di ZED1 al Bunker). La zona di Porta Nuova e le vie del centro storico negli anni Sessanta, poi le periferie come Mirafiori, Vallette, Falchera, quindi San Salvario e Porta Palazzo. Ora la città studia questo quartiere, qui si stanno sperimentando le nuove sfide sociali.

Vedere il mondo da Torino Nord offre un’altra prospettiva, ci riporta con i piedi per terra. Rompe la nostra superiorità. L’ambientamento chiede del tempo, liberarsi dei pregiudizi è un lungo cammino, ma conviene farlo tra le vie di questo splendido quartiere alla ricerca della street art.

Tra le case basse di Barriera, il mercato di piazza Cerignola, la casa del quartiere di via Aglié, compaiono le prime opere da visitare; per osservare le altre, occorre andare al di là di via Bologna, dove c’erano le fabbriche e dove ora si trova il Bunker, un centro culturale, oppure verso l’altro confine di Barriera, in via Cigna, allo Spazio 211, un luogo celebre per la musica indie.

In questo viaggio ci assalirà la preoccupazione, lo straniamento, la perdita dell’orientamento. Ma nel ritorno alla terra qualcosa scaverà dentro di noi. Prenderà spazio l’umanità.

Vedere il telegiornale in un bar di Barriera di Milano, qui le tv sono dappertutto, dai barbieri ai kebab, ti fa capire da che parte stare quando si etichettano gli immigrati. Ti guardi attorno e ti chiedi che cosa penseranno di noi, dove la troveranno tutta questa pazienza. Qui la vita quotidiana è la cronaca più attendibile. La convivenza è un esercizio di senso. Occorre viverci in questa zona, avere un ruolo attivo, per rendere più giusta la città.

Le scuole di questo quartiere hanno una percentuale superiore all’80% di figli di immigrati. Qui si sono già formati gli italiani del futuro, alcuni hanno il diritto di voto, altri trovano duro a ottenere quanto gli spetterebbe. Qui le famiglie educano i figli come capitava a Torino negli anni Ottanta con i meridionali: sono molto religiose e i valori ispirano i comportamenti, sono vitali nonostante le difficoltà, si emancipano, vivono nelle loro comunità ma percepiscono dall’interno la società multiculturale. Se grazie all’immigrazione interna si sono mescolate in una nuova generazione le culture regionali d’Italia, qui ora si stanno formando i primi torinesi cittadini del mondo.

Il tram 4 collega questi due universi. Alla Stazione Stura c’è un’altra opera, poi proseguite verso Falchera, un quartiere nato attorno alle cascine rurali per ospitare le famiglie operaie, tra vie con nomi di alberi e fiori. Oltre Falchera finisce la città. Non ci sono più muri. Ma la speranza è che questo tour faccia cadere definitivamente quelli interiori.

 

Il presente testo è tratto dal catalogo Maua Torino, acquistabile sul sito di Terre di Mezzo Editore. Anche dalle sue pagine è possibile fruire dei murales in realtà aumentata, basta inquadrarle con la app Bepart scaricabile gratuitamente dai PlayStore per Android e iOS.