“Milano Città Aumentata” è stato un catalizzatore di creatività e un escamotage per esplorare Milano, nell’estate indiana dell’autunno 2017. Nelle sue dodici settimane di lavoro, il progetto ha saputo far emergere e ricreare, in diverse modalità esperienziali ed espressive, l’identità artistica di cinque quartieri di Milano. Al principio di questa innovativa modalità di racconto dei territori, attraverso i muri, c’è stato l’incontro di un gruppo di lavoro eterogeneo e dalle competenze complementari: creativi, comunicatori, innovatori sociali, analisti, sviluppatori in realtà aumentata, editori, esperti in street art, filantropi. La compagine del tavolo di progetto rappresenta la volontà di ricreare, nel suo output, quella stratificazione che costituisce la “diversità”, come la si trova in natura e in società, nelle città e in quegli stessi territori che saremmo andati a esplorare. Abbiamo sviluppato “Milano Città Aumentata” con l’obiettivo di coinvolgere e includere persone intorno alla narrazione dei cinque quartieri, permettendo al contempo di esprimere se stessi. Seppure il progetto parlasse di arte urbana contemporanea, abbiamo esteso lo sguardo ad altri mondi e invitato a partecipare un pubblico che, forse, di questo progetto non avrebbe nemmeno mai sentito parlare. Dal desiderio di ricreare le mappe dei cinque quartieri oggetto di interesse, secondo le traiettorie sociali di ciascuno, abbiamo censito e contattato quaranta realtà no profit che operano oggi nel coinvolgimento ludico e ricreativo di giovani con patologie o disabilità, e di ragazzi con disagio sociale. Li abbiamo invitati a seguirci nel gioco dell’animazione in stop motion, organizzando laboratori espressivi che hanno permesso ai ragazzi di inventare mondi sottomarini, di trasformarsi in pesci, di dipingere la propria maschera… Questi momenti creativi sono stati un dono, sia per i partecipanti, sia per noi organizzatori, di Fondazione Arrigo e Pia Pini e Bepart. “Milano Città Aumentata” avrebbe potuto limitarsi. Avrebbe potuto dialogare unicamente con gli addetti ai lavori, gli amanti di arte urbana, gli artisti, i designer, o i talenti nell’animazione digitale. Ha scelto invece di muoversi in un territorio inatteso, fuori dagli abituali canoni del targeting di un progetto: giocando questo rischio, ha contribuito ad “aumentare” non solo la città, ma anche le occasioni che Milano è in grado di costruire e regalare ai suoi cittadini, nella convinzione che “diversificare” sia la parola chiave per rendere veramente memorabile un progetto.