Via Gola: la periferia in centro

1 Gennaio 2018


Via Gola è una terra di mezzo tra i navigli, un quartiere che non si rassegna a essere sommerso dai suoi problemi. Abitanti attivi e associazioni chiedono alle autorità più attenzione per quella che si configura come una vera zona grigia. Che, però, di tanto in tanto, è ravvivata dal colore. Regno indiscusso dei Volks Writerz, via Gola può infatti dirsi una mecca del graffiti: da sempre qui le mura parlano con un linguaggio chiaro, netto, antifascista. Lontano dalla precisione millimetrica e dall’estetica tout court, uno sguardo alle pareti vi racconterà di storia, di verità, del bisogno sociale che trasuda da questo intreccio di vie. Una carrellata di disegni e messaggi politici che parte dal ponte dell’alzaia Naviglio Grande, dove vediamo i volti di Michael Brown e Roberto Franceschi. Distanti nel tempo e nello spazio, sono accomunati Via Gola: la periferia in centro da un tragico destino: entrambi sono morti per mano della polizia. Non a caso tra i due compare la scritta “Polizia dappertutto, giustizia da nessuna parte” sotto l’egida di “Dax odia”. A proposito di Dax, proprio qui Davide Cesare è stato ucciso nella notte tra il 16 e il 17 marzo 2003, e a lui sono dedicate gran parte delle murate di via Gola, con un ritratto all’altezza di via Pichi e un lettering poco prima di via Ascanio Sforza. In mezzo, rivendicazioni contro gli sfratti, simboli degli autonomi, dei rude boy e del movimento antifa assieme alle bandiere cubane e palestinesi. All’insegna del sentito sostegno all’urgenza abitativa, in via Gola nacque l’Orso (Officina di resistenza sociale), uno dei primi centri sociali in città. Oggi le attività politiche ruotano intorno al centro sociale Cuore in Gola, e capita ancora che in una notte sorgano nuovi pezzi.