NoLo è in continuo fermento, mai deserto, di giorno come di notte. Ed è durante la notte che gli omini rosa prendono vita e il quartiere diventa per loro una galleria a cielo aperto dove possono giocare a “fare gli uomini”. Spesso capita che si posizionino a fianco di altri pezzi già realizzati, o che siano altri street artist a dipingerci vicino. Si tratta di figure semplici ed essenziali, realizzate su carta e incollate sui muri, intente a compiere azioni in cui ognuno si può identificare: c’è l’omino rosa in via Martiri Oscuri che ne soccorre un altro vittima della strada, c’è quello che va al lavoro con la ventiquattrore in via Padova, ci sono Romeo e Giulietta rosa affacciati alle finestre di via Sauli. Dalle strade, piano piano, sono stati invitati nelle case, nelle biblioteche, nei locali, negli oratori e nelle scuole, e hanno quindi iniziato ad abitare all’interno dei palazzi. Hanno anche viaggiato nei vicoli del Sud Italia, nelle strade di Londra, e sono apparsi nelle gallerie irlandesi e di Barcellona. A molte persone, e ai bambini soprattutto, mettono il buonumore, anche se a volte esprimono messaggi forti in modo ironico. Ma vi è una linea sottilissima che separa l’arte da ciò che arte non è. Gli omini rosa contengono una progettazione che viene poi riassunta in un unico gesto semplice. Un omino che fa pipì, ad esempio, può essere un messaggio di protesta contro i pisciatori compulsivi nelle strade residenziali. Un altro vola spensierato rievocando la leggerezza. Un bambino vede un omino piantare un albero sotto casa sua, e mentre si domanda se crescerà interiorizza il gesto. Si tratta di veri e propri abitanti dei quartieri: le persone si identificano nei loro stati emotivi, sono umani, perché imitano gli uomini nei loro gesti, ma anche disumani, perché non hanno occhi né bocca e a volte volano.