Farm Cultural Park
Farm nasce come una promessa. Una scelta fatta attorno a un tavolo, tra Florinda e Andrea, tra un notaio e una sognatrice. Non una strategia, ma un atto d’amore: per una figlia appena nata e per una terra che tutti davano per spacciata.
A Favara, nel cuore della Sicilia, i due rinunciano alla vita a Parigi e decidono di agire. Niente più lamenti, niente attese. “Facciamo tutto il possibile per rendere Favara migliore”, si dicono. Prima per sé, poi per le figlie, poi per tutti.
Così nasce Farm Cultural Park: non un museo, non una fondazione, ma un laboratorio umano in continua evoluzione. Dove c’erano sette cortili abbandonati, oggi convivono arte, educazione, architettura, infanzia, cittadinanza. Farm è energia trasformativa, ostinazione, desiderio concreto di costruire libertà, conoscenza, pace.
Tra le sue prime creazioni: la Scuola di Architettura per Bambini. Nata dopo il fallimento di una campagna di crowdfunding, è diventata uno degli strumenti più innovativi di rigenerazione civica. Ventinove città, ventuno scuole attive, nessun finanziamento pubblico. Solo una visione radicale: l’educazione come antidoto alla rassegnazione.
Farm cresce, cambia, si reinventa. Da Favara è arrivata a Palermo, Alcamo, Agrigento. Forse un giorno sarà a Milano o nelle Langhe. Ma resta fedele alla sua origine affettiva. È un’idea di comunità, che cambia pelle, accetta l’errore, fallisce e riparte.
Oggi guarda a residenze, collettivi, esperienze immersive. Non più visite veloci, ma giorni condivisi con chi anima questo luogo. Una comunità temporanea e aperta, dove si impara facendo, si insegna sbagliando, si sogna costruendo.
Farm è anche un luogo per pensare: alla responsabilità, al ruolo dell’intellettuale, alla complessità del presente. Non solo uno spazio dove accadono le cose, ma dove si prova a capirne il senso.
E se un giorno Farm non ci sarà più, non sarà un fallimento. Sarà il segno che qualcosa è davvero successo. Che qualcuno, in un angolo di Sicilia, ha scelto di essere il cambiamento.
