24–25 maggio / 31 maggio–1 giugno 2025 – Museo DAC, Piazza Andrea Di Maio 1
Per quattro giornate, Diamante si è trasformata in un laboratorio diffuso dove street art e linguaggi digitali si sono intrecciati in un’unica narrazione.
Artisti, designer, videomaker e giovani creativi – provenienti dalla Calabria, da altre regioni italiane e con alcune presenze internazionali – hanno lavorato fianco a fianco per ideare, progettare e prototipare opere in realtà aumentata (AR), prendendo spunto dai murales della città e da una selezione di interventi a Cosenza e dintorni.
Diamante è uno dei poli storici dell’arte pubblica in Italia: oltre 300 murales compongono da più di quarant’anni un museo a cielo aperto, nato nel 1981 grazie alla visione di Nani Razetti e oggi rigenerato dal lavoro curatoriale di OSA Festival.
Con MAUA, la città apre una nuova soglia di fruizione: i murales diventano opere ibride, dove la materia incontra la simulazione, la memoria si intreccia al progetto e la realtà aumentata si afferma come linguaggio site-specific, capace di amplificare – e non sostituire – l’esperienza urbana.
Il workshop di quattro giorni ha avuto come obiettivo la trasmissione di competenze sulla progettazione e prototipazione AR (2D/3D), la creazione di contenuti digitali coerenti con la poetica delle opere e con la storia del territorio, e l’attivazione di processi partecipativi che intrecciano competenze artistiche, tecniche e saperi locali.
L’intero team – artisti, tutor, curatori e partecipanti – ha lavorato con un intento comune: valorizzare Diamante e la sua tradizione di muralismo, esplorando come la realtà aumentata possa amplificarne le narrazioni e la dimensione sensibile.
(note di campo) MAUA non è un format rigido, ma un processo adattivo che si modella sulle caratteristiche del luogo e delle persone che lo abitano.
Si parte sempre dal contesto, le strade, le opere, le storie, la comunità e solo in un secondo momento si introduce la tecnologia come strumento espressivo e relazionale.
In questa tensione tra necessità e possibilità, l’AR si è rivelata una poetica dello spazio, un dispositivo di relazione e ascolto, capace di generare nuove forme di racconto collettivo.
Il workshop si è articolato in quattro giornate dense e complementari, dove teoria, sperimentazione e incontro con il territorio si sono intrecciati in un unico processo creativo.
Il primo giorno è stato dedicato all’orientamento e alla scoperta. Dopo un’introduzione al progetto e all’Atlante MAUA, i partecipanti hanno esplorato la mappa dei murales di Diamante, selezionando le opere da reinterpretare in chiave aumentata. L’ideazione dei concept è avvenuta in piccoli gruppi, attraverso bozzetti e confronti rapidi con i tutor, fino all’avvio della pipeline 2D/3D.
La giornata si è conclusa con un tour urbano a cura di Visit Diamante, un momento di immersione nei luoghi e nelle storie che avrebbero ispirato le nuove creazioni.


La seconda giornata è stata dedicata al co-design. Dopo un tour tematico dei siti scelti per l’aumento, i partecipanti hanno approfondito gli scenari professionali dell’AR, traducendo le prime idee in storyboard, sketch e prototipi digitali.
Il pomeriggio si è chiuso con una plenaria collettiva: un momento di confronto aperto, in cui ogni gruppo ha condiviso le proprie intuizioni e ridefinito gli obiettivi per la fase successiva.


La terza giornata ha posto l’accento sulla tecnica e sulla narrazione. I partecipanti hanno sperimentato principi di animazione e sound design, affiancati da sessioni pratiche su shader, particelle, materiali 3D e scripting interattivo.
I test in AR, effettuati direttamente sui muri, hanno permesso di valutare l’impatto delle opere nello spazio reale. La giornata si è conclusa con una proiezione e un dibattito dedicati all’“Operazione Murales 1981”, ponte ideale tra la memoria storica della città e le sue nuove forme digitali.


L’ultima giornata è stata il momento della restituzione. Dopo la fase di refining e i test finali, le opere aumentate sono state presentate alla cittadinanza, che ha potuto sperimentarle dal vivo attraverso l’app Bepart.
L’incontro tra artistə, curatori e pubblico si è trasformato in un dialogo aperto sui nuovi linguaggi dell’arte urbana e sulla loro capacità di raccontare i territori attraverso la tecnologia.


Il workshop ha coinvolto digital artist, selezionati attraverso una call pubblica che ha raccolto adesioni da tutta Italia e dall’estero.
La maggior parte dei partecipanti proveniva dalla Calabria e dal Sud Italia, ma non sono mancati contributi da altre regioni e presenze internazionali, a conferma di un bacino creativo ampio e intergenerazionale.
Il gruppo ha riunito competenze che spaziavano dal 3D al motion design, dalla grafica
digitale alla programmazione XR, in un equilibrio dinamico tra arte e tecnologia. La diversità dei profili si è rivelata una risorsa preziosa: ogni partecipante ha contribuito con il proprio linguaggio, dando vita a un laboratorio collettivo dove la tecnica è diventata strumento poetico per narrare luoghi, memorie e visioni.
Gli artistə stanno ora lavorando alla finalizzazione delle opere in realtà aumentata, che saranno presentate al pubblico l’11 ottobre 2025 in occasione dell’inaugurazione del percorso MAUA | Diamante.
Il workshop fa parte di MAUA Special Edition, progetto ideato da Bepart in collaborazione con OSA Festival, Gulìa Urbana, Comune di Diamante e Comune di Cosenza, finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU e gestito dal Ministero della Cultura.