POSIZIONE | Via R. Maccallini, 24, 67041 Aielli Stazione, AQ, Italy |
ARTISTA | Franco Fasoli |
TECNICA | Spray |
ANNO | 2022 |
FOTO | MAUA |
Realtà aumentata: |
|
TITOLO | El tiempo en la distancia |
ARTISTA | Elena Leonardi |
Franco Fasoli, nato a Buenos Aires nel 1981, è oggi tra gli artisti più rappresentativi della scena argentina contemporanea. La sua ricerca artistica esplora il confine fluido tra identità individuale e memoria collettiva, indagando le modalità in cui queste dimensioni si intrecciano, si fondono, si trasformano a vicenda.
Con l’opera El Tiempo en la Distancia, realizzata ad Aielli nel 2022, Fasoli compie un viaggio emotivo verso le sue radici abruzzesi. Ispirato ai racconti familiari e ai ricordi d’infanzia, ricostruisce con tocco affettuoso e delicato il salotto della casa dei nonni, entrambi figli di italiani emigrati in Argentina e mai più tornati in patria. Il nonno, pianista appassionato di musica classica e astronomia; la nonna, ballerina elegante e vitale.
Attraverso colori caldi e brillanti, linee essenziali e una luce crepuscolare che avvolge la scena, l’artista ci invita in un interno intimo e poetico: una libreria colma di volumi e numeri di National Geographic, una vecchia radio, un caminetto acceso, il suono immaginato di un pianoforte e una grande finestra aperta sulle stelle.
Il murale è una soglia nel tempo, un’evocazione che trascende la distanza geografica e generazionale. Ci accoglie in una memoria viva, che vibra ancora di suoni, affetti e sogni, diventando esperienza condivisa. Un racconto visivo che parla di emigrazione, di assenza e appartenenza, e che restituisce, nel silenzio di una stanza dipinta, il battito eterno della nostalgia e dell’amore.
L’opera nasce da un pensiero condiviso con un astronomo di Aielli che, come racconta l’artista, “mi ha detto che i nostri atomi sono immortali, che veniamo dalle stelle e torneremo alle stelle. Forse, se guardo abbastanza il cielo, riuscirò a rivederti — il te di miliardi di anni fa — che ancora mi accompagna nelle notti senza luce.”
La scena rappresentata accoglie lo spettatore in un’atmosfera di intimità e malinconia cosmica: un uomo siede al pianoforte, su cui poggia un telescopio, e suona La donna cannone con voce reale, senza artifici. Accanto a lui, una donna guarda il cielo e sorseggia una bevanda, mentre la finestra si apre su un firmamento che invade dolcemente lo spazio domestico.